Il gioco del tiro alla fune: La famiglia adolescente
Il riconoscimento della propria identità ed individualità e lo svincolo dalla famiglia sono processi indispensabili per affrontare i grandi cambiamenti dell’adolescenza. L’obiettivo è la differenziazione del sé.
L’adolescenza è quella fase del ciclo vitale in cui avvengono molti cambiamenti a livello bio-psico-sociale:
- il fisico inizia a modificarsi passando dal corpo di un bambino/a a quello di uomo/donna;
- i ragazzi iniziano ad essere più introspettivi, a chiudersi di più in se stessi, a cercare la propria intimità;
- i ragazzi iniziano ad aprirsi a nuovi contesti extra familiari, fra cui il più importante il gruppo dei pari.
In questa fase, che inizia sempre più precocemente (10/11 anni) e termina sempre più tardi (25/30 anni), si assiste anche all’allontanamento dei figli dalla casa, processo che necessita di un aumento di flessibilità da parte di tutti i membri della famiglia. Si parla infatti di evento critico proprio perché la famiglia si trova coinvolta in un processo di regolazione delle relazioni, indispensabile per l’accettazione di nuovi adulti ed il reinvestimento nella relazione di coppia. La crisi dell’adolescente può essere infatti accompagnata da una crisi genitoriale, in quanto anch’essi devono affrontare un lavoro di rielaborazione interna delle dinamiche e delle interazioni familiari. Si potrebbe infatti dire che è la famiglia ad attraversare la fase dell’adolescenza, proprio perché lo svincolo e la ricerca di nuove relazioni avviene sia ad opera del ragazzo adolescente, sia ad opera dei genitori.
1 La famiglia invischiata
Se la famiglia non è abbastanza flessibile ad accettare il cambiamento o se le necessità funzionali familiari non consentono una modificazione dei rapporti, il figlio non sarà in grado di differenziarsi e rimarrà vincolato alla famiglia in una “eterna” adolescenza o produrrà un sintomo. È il caso della famiglia invischiata cioè quella in cui i confini, i ruoli e le funzioni appaiono confusi. Ogni membro mostra intrusività nei confronti degli altri, non esistono spazi personali, sia fisici che psichici, c’è una forte resistenza al cambiamento, a riconoscere i conflitti ed i problemi, un forte impegno solo nell’apparire una famiglia armoniosa. In queste famiglie esisterebbe un grande senso di lealtà ed un obbligo nei confronti degli altri membri, che impedisce la separazione e la differenziazione. La mancanza di differenziazione non permette l’esplorazione e la gestione dei problemi e di conseguenza non vengono stimolate le capacità cognitive ed affettive. Per citare alcuni esempi è il caso delle famiglie:
- in cui, quando si parla del proprio figlio, si usa il NOI (abbiamo avuto l’interrogazione, abbiamo passato l’esame con…);
- delle famiglie che prendono decisioni e fanno scelte tutti insieme (la scelta della scuola superiore di 2° grado…);
- delle famiglie in cui i figli non escono mai di casa, anche se ormai adulti.
2 La famiglia rigida
Al contrario dove ci sono confini molto rigidi, la comunicazione fra i figli e i genitori è difficile e porta al disimpegno, con la conseguente assenza di sentimenti di lealtà e appartenenza al gruppo. Anche in questo tipo di famiglie non può avvenire lo svincolo perché manca il riconoscimento di appartenenza alla familiare. E’ il caso delle famiglie in cui:
- i genitori tendono a criticare ciò che il figlio sta esprimendo;
- i genitori non coinvolgono i figli nell’andamento familiare e nelle conversazioni;
- i genitori impongono regole molto rigide senza darne spiegazioni.
3 Cosa significa differenziazione?
La differenziazione, che inizia fin dalla nascita e che ha il suo massimo sviluppo in adolescenza, è un processo in cui avviene lo svincolo dalla famiglia, dai genitori, attraverso il riconoscimento della propria identità ed individualità:
- i ragazzi iniziano a sviluppare un proprio pensiero critico, ad avere delle idee, dei pensieri personali;
- a voler fare delle scelte autonome assumendosene i rischi.
4 Cosa può fare un genitore?
Compito della famiglia è quello di sostenere i propri figli, imprimendo in loro un senso di identità che si fonda sul senso di appartenenza e di differenziazione:
- il senso di appartenenza si forma nel bambino all’interno della famiglia dove impara a stare in mezzo agli altri e a condividere confini ben definiti e regole chiare e precise. E saranno proprio quei confini e quelle regole, a cui l’adolescente cercherà di contrapporsi nel tentativo di affermare la propria esistenza come individuo unico e irripetibile.
- la differenziazione quindi avviene solo se è soddisfatto il senso di appartenenza che si forma attraverso la partecipazione, non solo al gruppo familiare ma anche a quello degli amici, dello sport, della scuola… a cui piano piano si avvicinerà l’adolescente nel suo tentativo di affacciarsi al mondo.
5 Dimmi com’è la tua camera e ti dirò chi sei!
Quando si parla di adolescenza, mi piace pensare alla “cameretta” dei ragazzi come metafora del loro cuore, e della loro relazione con i membri della famiglia. In questa fascia di età i ragazzi iniziano a pretendere la loro privacy, chiudendosi proprio nella loro camera che segna il confine fisico fra loro e il resto della famiglia. Questa richiesta di intimità, che spesso viene vissuta dai genitori come una chiusura totale, non è altro che la richiesta di un controllo completo del proprio sé; a tale richiesta, i genitori rispondono invece cercando di mantenere l’apertura e quindi il controllo totale sul figlio. È un po’ come il gioco del “tiro alla fune”: genitori e adolescenti, tirano la fune per riuscire a mantenere/ottenere il controllo totale sui figli. Quante volte abbiamo sentito frasi del tipo “la camera è la mia e ci faccio quello che voglio” e “la camera è dentro casa mia e quindi decido io”? che tradotto significa: “io esisto con la mia identità e voglio poter scegliere” e “tu sei mio figlio e non ti voglio lasciare andare”. Rimanendo sulla metafora della camera, essa con il suo disordine di oggetti vecchi e nuovi appoggiati, dimenticati, curati e tralasciati… rappresenta il vissuto interiore del ragazzo che la abita. I ragazzi in adolescenza sono in una fase di passaggio dal mondo bambino al mondo adulto e conservano ancora qualche traccia dell’uno (es. il giocattolo preferito, l’orsetto per andare a letto…), ma vi fanno entrare anche qualcosa del nuovo sé (cellulare, foto, musiche…).
6 Anche il mondo sta cambiando
Questa confusione ed incapacità di riconoscersi, tipico dell’adolescenza, viene enfatizzata oggi anche dal contesto culturale in cui viviamo.
- Da un lato i lunghi anni di studio, la difficoltà nel trovare lavoro, obbligano i giovani a “dipendere” economicamente dai propri genitori per un tempo sempre più lungo, determinando così una permanenza nella casa genitoriale sempre più lunga, una mancanza di autonomia ed un allontanamento delle responsabilità proprie dell’età adulta.
- Dall’altro mancano quei rituali, tipici di molte culture tribali, che sanciscono il passaggio dalla giovinezza all’età adulta. Se pensiamo a qualche decennio fa, nella nostra cultura, il passaggio all’età adulta era determinato da un cambiamento nell’abbigliamento: i maschi passavano dal pantalone corto a quello lungo e le femmine dal calzettone alle calze. Oggi, non solo non ci sono rituali di passaggio, ma è venuto a mancare anche un riconoscimento formale: vediamo bambini che si vestono da piccoli ometti ed adulti che si vestono come ragazzini. Ne risulta che l’affermazione “gli adolescenti non sono né carne né pesce” rispecchia questa fase del ciclo di vita così confusiva. Non solo gli adulti si relazionano con gli adolescenti considerandoli in alcune situazioni bambini e in altre adulti, ma anche i ragazzi stessi si sentono bambini in talune relazioni ed adulti in altre.
7 Il gruppo dei pari diventa una risorsa
Ecco quindi che la relazione all’interno del gruppo dei pari assume un grande rilievo come luogo in cui poter cimentarsi, esplorare e condividere la propria esperienza trasformativa. Spesso le attività che si sperimentano all’interno del gruppo, hanno proprio un carattere di prova rispetto al proprio limite, sia in campo fisico, sia psicologico. Vengono messe alla prova le prestazioni fisiche di un corpo che si sta trasformando velocemente, e vengono sperimentate le nuove capacità di ragionare, teorizzare e verbalizzare. Nel gruppo dei pari l’adolescente ha la possibilità di separarsi dall’ambiente che lo circonda, attraverso la creazione e la condivisione di codici linguistici, comportamentali. Il gruppo diventa allora luogo di apprendimento e di affermazione di sé, grazie al riconoscimento di appartenenza e al senso di uguaglianza fra i membri.
7 E l’adulto?
La relazione con gli adulti rimane comunque un punto di riferimento per poter affermare il proprio sé e definire obiettivi e prospettive per il futuro. Gli adulti diventano un modello verso cui orientarsi in quanto il confronto, anche conflittuale, permette agli adolescenti di divenire più responsabili verso gli impegni e di cimentarsi in percorsi di crescita. In quest’ottica, il sistema relazionale degli adulti, non è più circoscritto alle persone significative (zii, allenatori, insegnanti, genitori…), ma anche da personaggi della cultura, dello sport e dello spettacolo.
Attraverso la relazione conflittuale con gli adulti e l’adesione al gruppo, l’adolescente può approfondire la conoscenza di sé e costruire la propria identità. Conoscere se stessi, con i propri limiti e potenzialità, con gli aspetti negativi e positivi della propria personalità, comporta la capacità di avere aspettative realistiche su se stessi e sul proprio futuro, la capacità di affrontare i fallimenti e di pensare ad un percorso di vita che tenga conto dei propri desideri e delle proprie capacità.
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CURRICULUM BREVE
Dott.ssa Samantha Corzani è una psicologa clinica, specializzanda in psicoterapia sistemico-relazionale, iscritta al 4° anno presso l’Isitituto quadriennale di Psicoterapia Iscra di Modena. Laureata in psicologia clinica e di comunità nel 2012, è iscritta all’Albo degli Psicologi dell’Emilia Romagna n° 7983. Ha svolto il suo percorso formativo post-lauream presso il servizio di potenziamento cognitivo dell’età evolutiva (SPEV) della facoltà di psicologia di Cesena, e presso il Centro di Psicoterapia “Don Milani”; durante il percorso ha potuto acquisire competenze in merito a valutazioni cliniche nel campo dei Disturbi dell’Apprendimento, potenziamento cognitivo, consulenze, sostegno psicologico a bambini, adolescenti e adulti. Attualmente è specializzanda presso l’AUSL di Cesena dove si occupa di terapia familiare in equipe, sostegno alla genitorialità in ambito di disturbi alimentari, colloqui clinici. Nel 2016 ha tenuto un incontro per l’associazione AFI sul tema dell’educazione alla sessuale ed all’ affettività. Nel 2015 ha partecipato come relatrice al corso di formazione per insegnanti e genitori “Buone prassi di cooperazione scuola-famiglia” con 3 incontri laboratoriali sul tema dell’apprendimento inclusivo. Nel 2013 ha tenuto un seminario per insegnanti di religione “Caratteristiche specifiche di apprendimento: stili e processi cognitivi”. nel 2012 ha partecipato come relatrice alla rassegna “Sostenere i figli nell’apprendimento” con 2 incontri sul tema dell’emotività in campo scolastico. Attualmente svolge la sua attività in ambito psicologico attraverso colloqui individuali, di coppia o familiari di consulenza e attraverso il servizio di sportello psicologico scolastico presso la Direzione Didattica 3° Circolo Cesena. I suoi principali ambiti di intervento sono DSA, ADHD, DOP, disturbi d’ansia, depressione, disturbi dell’umore, disturbi alimentari, problematiche di coppia, di relazione, adolescenza e sostegno alla genitorialità.